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6 commenti:

  1. premetto non e' un commento sull'ultima serata.
    sono interessata su un'eventuale serata sull'affettivita', pero' mi piacerebbe anche un'introduzione su come spiegare la sessualita' ai piu' piccoli (8/9 anni).

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  2. Che i bambini 'assorbano' fin dai primi mesi di vita dai comportamenti dei genitori può essere abbastanza intuitivo, vedere però evidenziato in maniera così semplice e schematica quanto i nostri atteggiamenti possono essere 'immagazzinati' per sempre mi ha colpito.
    Credo che tutto ciò che aumenti la consapevolezza di quanto sia importante l'esempio per un bambino non possa che renderci genitori migliori, penso che questa serata mi abbia fatto fare un altro piccolo passettino.

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  3. Stavo facendo alcune riflessioni rispetto alla serata che si è tenuta sul tema dell’affettività: mi sono resa conto che gli spunti che sono stati forniti sono molti, alcuni mi hanno permesso di rivedere le mie esperienze come genitore con”occhiali” nuovi, alcuni hanno lasciato delle domande in sospeso; complessivamente mi sento meno timorosa nell’essere valutata “un cattivo genitore” e mi sento anche più responsabilizzata a chiedere un aiuto nel momento in cui sono in difficoltà.
    Rosy ha introdotto la serata cercando già di spostare il nostro centro: non è possibile vivere la relazione con i nostri figli pensando di applicare delle ricette standard, delle formule magiche in quanto la relazione tra le persone è un momento unico e lo è ancora di più quella che lega un genitore al proprio figlio con tutte le loro speranze per il futuro e una miriade di sentimenti ed emozioni che mutano in modo così repentino che a volte ci lasciano sbigottiti, attoniti quasi incapaci di pensare; allora siamo desiderosi di far fronte alla difficoltà, e a volte anche a situazioni imbarazzanti, con una ricetta vincente e a volte appunto magica…
    Dovremmo cominciare a far tesoro di quello che già è la relazione con nostro figlio, bisogna cioè ripartire dall’inizio.
    Marco ci spiega meglio perché: condividiamo una possibile definizione di AFFETTIVITA’.
    Stiamo parlando di SENTIMENTI e di EMOZIONI che fin dalla nascita sostengono la definizione dello STATO PSICHICO di UN INDIVIDUO (che è unico e assolutamente non omologabile) definendo i suoi MOI (modelli operativi interni),che stanno alla base della crescita di un individuo con una determinata AUTOSTIMA , con una determinata SESSUALITA’, con un determinata percezione di sicurezza nel gestire le relazioni (FIDUCIA NEGLI ALTRI).
    Fin dai primi mesi di vita il bambino non ha bisogno solo di cibo per la propria sopravvivenza ma anche di un “contatto morbido” (TEORIA DELL’ATTACCAMENTO). Quanto e come l’adulto di riferimento (nella maggior parte dei casi la madre) è in grado di dare cibo e tenerezza condiziona lo sviluppo di un legame significativo che verrà ricercato dal bambino nel momento in cui si sente in pericolo.
    Anche la madre in questa relazione applica quello che è il SUO modello operativo interno; è questo il punto su cui io ho riflettuto di più.
    Ho rivissuto questo legame dalla parte della bambina che sono stata: come mia madre è stata un riferimento per il mio sviluppo? Mi rendo conto che il mio modo di entrare in relazione anche con gli altri nasce da lì, rileggo alcune mie difficoltà.
    Ho rivisto anche il mio timore di essere giudicata un cattivo genitore: non è una questione di essere capace o no, di venir promossi o bocciati, è tutto più complesso e non dipende esclusivamente dalle mie capacità. E’ qui che vengo chiamata alla responsabilità: nel riconoscere una mia difficoltà sono autorizzata a chiedere aiuto.
    Essere un genitore sensibile e disponibile è la modalità migliore per creare una relazione corretta per lo sviluppo di un individuo sicuro.
    E questa è la teoria, in pratica poi sono moltissimi i fattori che possono essere determinati nel fare la differenza, nel definire la peculiarità di ogni caso.
    Il PROCESSO EVOLUTIVO di un individuo avviene per TAPPE: il passaggio da una tappa a quella successiva è sempre rappresentato da un momento di lutto/separazione che deve essere adeguatamente affrontato. Entrare nella tappa successiva vuol dire ampliare le nostre relazioni, essere esposti a nuove e variegate influenze, prima solo nell’ambito familiare e poi anche in quello amicale, scolastico, lavorativo… sociale nel senso più complesso.
    Insomma giovedì sera me ne sono tornata a casa un po’ insoddisfatta: “va beh tutto ma allora io che faccio?” però ripensandoci bene non è che non ho avuto nessuna indicazione….e già più di una pagina che scrivo…
    Voi che ne dite…?

    Un saluto a tutti,
    Eleonora

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  4. Salve, seguo da un pò di tempo le vostre iniziative che sono sempre molto interessanti.
    Rispetto alla serata del 24 febbraio, alla quale spero di poter partecipare,avrei una richiesta da fare in merito ai contenuti della relazione.Credo sia molto importante che in un'iniziativa come questa la trattazione dei
    temi avvenga secondo il rispetto dei diversi orientamenti sessuali e di genere. Ciò se vogliamo che i nostri figli inizino a respirare un clima meno omofobo. Un clima che putroppo provoca discriminazione quotidiana per le minoranze e non di rado episodi di aggressione persino fisica, senza contare le ricadute
    negative sulla personalità di ogni ragazzo a causa dell'intolleranza e della paura del "diverso".
    Mi auguro che Tangram tenga in dovuto conto quindi i diritti di questa minoranza allo spesso modo delle minoranze etniche , come è avvenuto nelle iniziative passate.
    Grazie per il vostro impegno
    Rosanna

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  5. Ho partecipato con interesse, mi è stato molto utile il confronto con gli altri genitori. Mi sono resa conto che non basta la buona volontà, davvero le parole comunicano solo in parte quello che vogliamo dire. Tutto il resto del nostro comportamento (comunicazione non verbale) potrebbe anche essere in contraddizione con ciò che proviamo a dire ai nostri figli. Ancora una volta dal "dire al fare" non è sempre facile. Penso che potrebbe essere utile un percorso di educazione all'affettività e alla sessualuità fatto in parallelo sui ragazzi e sui genitori.

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  6. La serata di giovedì scorso è stata MOOOOLTO interessante. Gli interventi dei genitori presenti sono stati nello stesso tempo spunto di riflessione, nonché suggerimento riguardo ai diversi tipi di comportamento da adottare e mettere in pratica nell’affrontare il tema “sessualità” con i nostri figli (età 5/10 anni). Alcuni argomenti un po’ “imbarazzanti” da affrontare ed esporre sono stati poi sapientemente ridimensionati dallo psicologo, riconducendoli al loro “stato naturale” e quindi alla normalità. Qualcuno si è anche chiesto “perché allora dare tanta rilevanza ad argomenti e situazioni tanto naturali?” .Marco ci ha fatto capire quanto l’ignoranza (nel senso di mancanza di informazione) possa essere nociva se non addirittura traumatica in alcuni casi. E’ vero che tutti noi (o quasi) siamo cresciuti senza che i nostri genitori ci spiegassero “la sessualità” , ma è anche vero che tutti noi abbiamo sempre cercato informazioni a riguardo altrove e molto spesso, abbiamo ottenuto risposte parziali e/o inadeguate. Giovedì ho capito quanto sia importante parlarne ed ho ottenuto ispirazione su quando e come poter affrontare il discorso con le mie figlie. E’ stata una serata assolutamente utile. Attendo con ansia la prossima che riguarderà nello specifico l’età dell’adolescenza. Grazie, Stefania

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